I Panificatori reggini di Confcommercio mettono in guardia sulle conseguenze della crisi in atto che determinerà necessariamente un aumento del prezzo al banco del pane.
Il Gruppo dei Panificatori di Confcommercio Reggio Calabria, nel corso di una riunione tenutasi nella giornata di ieri in Via Zecca coordinata dal direttore di Confcommercio Fabio Giubilo, fa il punto sulla situazione legata all’aumento spropositato dei costi delle materie prime e lancia l’allarme: «Già abbiamo avuto un autunno caldo sul fronte dei prezzi del frumento – spiegano i panificatori. Con i forti incrementiregistrati in questi giorni per farine, burro, olio e lieviti la situazione rischia di diventare esplosiva».
I dati dicono che rispetto a qualche mese fa, la farina di semola è aumentata del 90% e quella bianca del 40%. Balzi a doppia cifra anche per quanto riguarda lievito (+30%) e olio di semi (+60%). Non solo. Con l’aumento dell’energia elettrica e del gas oltreché dei costi dei carburanti che in questi giorni hanno raggiunto la cifra record di € 2,60 al litro, rischiamo una situazione insostenibile.
Per Antonino Santoro titolare di un noto panificio di Villa San Giovanni e referente dei panificatori Confcommercio per l’area Reggio nord «a queste condizioni noi fornai non ce la possiamo fare a non aumentare i prezzi al dettaglio. Fino ad oggi, confidando in un veloce ritorno alla “normalità”, ci siamo fatti interamente carico degli incrementi all’ingrosso e all’origine del frumento e degli olii evitando in ogni modo di traslarli sui prodotti al consumo. Abbiamo resistito, siamo andati in perdita. Lo abbiamo fatto per i nostri Clienti e perché il pane non è un normale “prodotto” ma l’elemento che non può mancare sulla tavola di ogni famiglia. Ma non è possibile continuare così, non possiamo farcela».
Dello stesso avviso tutti i panificatori Confcommercio Reggio Calabria e, in particolare, sono Nino Laurendi storico Presidente Assipan provinciale e Annunziato Vitaresi, titolari di due panifici in centro cittadino ad evidenziare che «con molti mulini chiusi e con le scorte di farina in calo, il rischio va oltre l’inevitabile aumento del prezzo di vendita del pane che saremo costretti ad applicare e che siamo sicuri i Clienti a questo punto comprenderanno. Occorre responsabilità da parte dell’esercente e del consumatore, per evitare qualsiasi forma di sovrapproduzione che si traduce in un vero e proprio spreco di farine. Per Laurendi e Vitaresi diventa fondamentale un’azione culturale, morale e di ampia condivisione con la cittadinanza e, dunque, «occorre sensibilizzare il Cliente a “prenotare” il pane per consentire una produzione commisurata alle effettive necessità ed evitare che il prodotto vada perduto. Allo stesso tempo – continuano i panificatori – ci aspettiamo anche dalla grande distribuzione la stessa sensibilità ed il medesimo equilibrio per evitare che quantità eccessive di pane si trovino sui banchi e rimangano a fine giornata invendute, creando inutile spreco di risorse oltreché un danno al fornitore per l’eccesso di reso».
Già in programma per la prossima settimana un nuovo incontro dei Panificatori per condividere con le autorità preposte un’azione di vigilanza sui prezzi all’ingrosso ed evitare operazioni speculative sulle materie prime.